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II

Il cagnolin vezzoso
de la vezzosa amica
entro la selva antica
scherzando si perdé.

Ha bianco pel sottile,
ha roseo nastro al collo:
chi ’l vide, chi trovollo
insegnimi dov’è.

Ah! non vorrei che in mano
de le napee giugnesse (*):
se lo ravvisan esse,
è fatto prigionier.

Odiano Irene a gara
le ninfe boscherecce.

Quel viso e quelle trecce
son due gran colpe inver!

in

Zitto. La bella Irene
schiude le labbra al canto.
Zitto. Non osi intanto
moversi fronda o fior.
Tacete su quegli olmi,

0 passere inquiete:
taci, o Silvan: tacete,
fistule dei pastor.

Ecco, l’ondoso Brenta
fassi tranquillo e crespo:
ecco, s’ infiora il cespo;
ecco, s’ inerba il pian.

No, che follie non sono

1 raddolciti pardi;

no, che non son bugiardi
i muri del Teban.

(i) Ninfe delle selve e delle valli.