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CXLVIII

AL CONSIGLIERE GIUSEPPE BOMBARDINI

suo carissimo amico.

Quand’io piú non sarò, quando la cruda
nuova ti giunga che l’amico è spento,
su le rapide corri ale del vento,
né l’ambascia t’arresti e mi deluda.

Corri e intuona, o Giuseppe, in su la nuda
spoglia silenziosa il tuo lamento,
poi guidala al vigneto, u’ spesso io tento (>)
i bei fasti materni, e lá si chiuda.

Lá del suo vate e di conforto priva
pende la cetra, e invita ogni racemo
a plorar su l’addio che mi partiva.

E mentre il del si schiude e Paure io premo,
battine i fili e manda a la gran diva
in quel resto di suon l’uffizio estremo.

(i) Questo ed i precedenti cinque sonetti furono composti sotto a una pergola
nella villetta dell’autore.