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CXXXVIH
ESTREMO ADDIO CONIUGALE
— Assai per te giá vissi: ultimi sieno
questi teneri amplessi, o mio consorte;
il cielo a te pur doni animo forte:
ne l’amaro distacco io vengo meno.
Ma quel che chiudo non maturo in seno
per me ben degno di beata sorte,
da l’aperto mio sen dopo mia morte
fa’ che respiri pronta vita almeno. —
Cosi dicea l’invitta donna, e intanto
da l’egro fianco il figlio a cader venne,
soverchio peso al duolo ond’era oppressa.
Il quale, appena col lavacro santo
rigenerato, al ciel drizzò le penne;
e liet’allora lo segui pur essa.
CXXXIX
RISPOSTA A FILLE
Tu mi chiedi quant’è che noi ci amiamo,
Fille: di te non so, di me tu il sai,
e sai che per contar gli anni ch’io t’amo
s’incomincia dal di ch’io ti mirai.
Ma che? Pari in amor, bella, non siamo:
eh’ io te sempre amerò, tu me non mai;
né da me chiedi ciò ch’io da te bramo,
perch’io ’l tuo volto, e tu il mio cor non hai
Vuoi saper quai sien ora i pensier miei?
Tanto amante e fedel ti sarò ognora,
quanto ingrata e crudele ognor mi sei.
Se chiedi poi per quanto tempo ancora
durerá l’amor mio, dir lo saprei
se l’uom del suo morir sapesse l’ora.