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CXXXIV

ALLA SANTA SPOSA

Le tre suore si appressano. Giuliva
Luna in poveri arredi e in rozza vesta,
degli aurei fregi intrepida si priva
e le vane ricchezze odia e calpesta.

L’altra chinando ne l’etá piú viva
al suol la faccia candida e modesta,
d’ogni piacer benché innocente priva,
del senso il vezzo lusinghier detesta.

Reca la terza su le spalle un giogo,
e ad altrui sommettendo un voler cieco
s’avvia senza arrestarsi a l’alto giogo.

Tutte a te volte, ragionando seco
e tu con loro, ad un felice luogo
presa per mano ti conducon seco.

cxxxv

In nome dei curati della regia cittá di Bassano, nel compiere con universale
applauso la quadragesimale predicazione nella sua patria il reverendissimo signor don
Giacomo Cannella, parroco de’ Santi Giovanni e Paolo in Venezia.

O patria, o suolo ben locato in erte
sotto benigno clima apriche piagge,
senti costui che si soave tragge
e Palme erranti al buon cammin converte.

Vedil ringentilir con mani esperte
le piú nemiche al ciel piante selvagge,
e con sue voci si faconde e sagge
tutte infiorar le vie di grazia aperte.

Certo tal copia di celesti accenti,
divino parlator, prese a le fonti
sacre di Paolo, oraeoi de le genti.

Certo in lui parla quel gran Dio che pronti
portan su l’ale ossequiose i venti,
e fa sotto al suo piè curvarsi i monti.