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NELLE NOBILI NOZZE PAROLINI - LANDONIO
Mentre nel verde signoril giardino
ricco d’erbe, di fiori e arbusti e dumi,
discendi, o Alberto, a un raggio vespertino
col Superanzio tuo, sangue dei numi (*),
fra quell’aure beate e que’ profumi
ei dirá: — Quanto invidio il tuo destino;
che animoso varcasti e mari e fiumi
per coglier tutto, e tutto or hai vicino.
— Ma l’arbore il piú raro e eh’ io tant’amo
è quel — risponderai — che usci diviso
su l’Olona in due tralci e isvelto abbiamo.
Tu sospiravi un frutto e l’hai reciso ( 1 2 ):
oh! gioisca d’un altro anche il mio ramo,
e quest’orti mi fíen gli orti d’ Eliso.
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Pel solenne ottavario celebrato nella villa di San Zeno
dall’oratore don Filippo Artico.
Ben tei diss’ io che piangerò di nuovo
al dolce lamentar di tue parole,
e che la cetra io ritorrò dal chiovo
per destare al tuo fianco inni e viole (3).
Ma invano il dissi. A gran fatica or movo,
e la sdruscita etá fia che m’invole:
ogni lena perdei né requie io trovo
da l’ostinato infuriar del sole (4).
Oh, il ciel mi serbi infino al tuo ritorno,
infin eh’ io veggia sul natal mio clivo (5)
de la trigesma luna ardere il corno!
Chi di me piú beato o piú giulivo,
se stringendoti al seno in quel bel giorno,
potrò dirti e ridirti: — Amico, io vivo!
(1) Il nobil uomo Soranzo, marito d’una sorella della sposa. — (2) Il Soranzo
aveva avuto prole. — (3) Queste precise parole furono dette dall’autore all’insigne oratore nell’atto di congedarsi da lui pochi mesi fa. — (4) L’autore è vicino
a compiere l’anno ottantesimoprimo. Egli accenna i cocenti, straordinari ardori
di que’ giorni. — (5) L’esimio abate Artico dee predicare per la quarta volta in
Bassano nella parrocchia di Santa Maria in Colle.