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CXIV

PER NOZZE

L’a.mot patema .

In quella nuvoletta rugiadosa
chi mai precede il nuzial naviglio?

EA sembra Imene, ma piangente Via il ciglio,
né suol piangere Irnen presso una sposa.

Fors’è un genio che in mesta aria pietosa
si lagna, o Laura, del tuo dolce esiglio;
ah’. Io conosco: è Amor, ma non il figlio
de la marina Cipride vezzosa.

Esso è il paterno amor, che or ora al petto
mille volte ti strinse, e mille «addio»
ti die’ sui limitar del patrio tetto.

Ma appena tu lasciasti il suol natio,
vistosi privo di si caro oggetto,
vesti due rapide ali e ti seguio.

cxv

IL MIO DESTINO

Io non so come dentro a la caverna
terribile del fato un dio mi porta.

Notte regna profonda: io senza scorta
vo brancolando per la nebbia eterna.

Un raggio alfin di pallida lucerna
vedesi entrar fra la socchiusa porta,
e basta appena quella luce smorta
a discoprirmi l’orridezza interna.

De la buia spelonca io per le vuote
strade m’aggiro., e voce tal rimbomba:

— Mira il gran libro de le cose ignote. —

Lo miro, e un freddo gel sul cor mi piomba;
apro il volume e leggo in chiare note
che pace solo avrò ne la mia tomba.