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IN LODE DI UN MAGISTRATO
Parla Francesco Gamba.
Dunque l’illustre Gamba, il rinomato
fabbricator del celebre «lenguale»,
dovrá restarsi come uno stivale,
or che tutto festeggia il vicinato?
O muse, o muse, io v’ ho sempre onorato
in mezzo a la salsiccia ed al caviale,
e piú che la metá del capitale
per farvi onore in libri ho consumato.
Adunque in vece mia subito andate
dal giudice preclaro, e in sala giunte,
fra quel corteggio amplissimo e solenne,
ditegli: — Mio signor... — Ma no, fermate,
ch’essendo del mio lardo unte e bisunte
acconciareste mal qualche a mi rienne.
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PER ECCELLENTISSIMO PROCURATORE DI SAN MARCO
Chi per me vola al mio signor repente
e le dimore mie cortese assolve,
or che nube di affanno opprime e involve
il quinto lustro de l’etá ridente?
Sei lune son che, or gelida or cocente,
assidua febbre il corpo mio dissolve,
né trova il buon Galen radice o polve
da confortar lo stomaco languente.
Oh ! fossi a l’Adria in si beato giorno,
che vedrei lieto nel marmoreo fòro
il mio signor di lucid’ostro adorno,
e incoronato di pierio alloro
(ei ben lo sa) farei sonargli intorno
e di laude e di grazie inno canoro.