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lxxxviii

Terminando la sua predicazione nelle feste della quaresima in Santa Croce di Bassano
il padre fra Giacinto da Verona cappuccino.

Giá sparso è il ciel di sanguinosi lampi
e la notte piú fassi orrida e tetra:
or dentro abissi spaventosi ed ampi
ripiomba il mare ed or s’innalza a l’etra.

Pur lieta errando su gli equorei campi
va degli empi la nave a suon di cetra,
né per quanto onda mugghie o cielo avvampi
dal viaggio mortai punto si arretra.

Tu che dal lito il gran periglio scorgi,
pieno d’un Dio che il tuo parlar rinforza,
sacro orator, tu la richiami addietro;

e ben lei tosto avvicinar t’accorgi,
che non sa quale orror, non sa qual forza
la prema al suon di tuo terribil metro.

LXXXIX

Terminando !a sua predicazione nelle feste della quaresima in SantaCroce di Bassano
il padre fra Giovanni Filippo da Venezia cappuccino.

Al vivo, al puro, all’ immanchevol fonte,
vermiglio tutto di quel sangue sparso
che il mondo ristorò squallido ed arso,
scendendo a lui dal fortunato monte,

tu ne guidasti, e ognun con basso fronte
di penitente cenere cosparso,
lasciò dei piacer folli il rivo scarso
e bebbe acqua vital con labbra pronte.

Or se l’umor de la celeste vena
salderá i nostri cor, di tue parole
oggi si ascriva a l’ immortai virtute.

E ne avverrá siccome a l’egro suole,
che allegrasi vieppiú di sua salute
dopo il rigor de la sofferta pena.