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LXXVIII

A S. E. IL SIGNOR CONTE DI GOÈSS

che richiamato a Vienna abbandonava il governo delle provincie venete.

L’autore era infermiccio.

Al fioco lume de la ombrata stanza
e ai vivi spasmi de l’accesa gola,
qual di te degna scioglierò parola,
o delizia de l’ Adria e mia speranza?

Lasso! Del tuo partir l’ora si avanza
e Cesare ti chiama e a noi t’ invola,
né rimansi con noi fuor che la sola
di tue virtudi illustre rimembranza.

Vanne felice, ed il comune affetto
e quest’aure e quest’onde e queste mura
ti siano di dolcezza eterno obbietto.

Fido riserba a l’Adria ogni tua cura:
puoi tu negarlo? Ah! chi ti legge in petto
vede che il tuo gran cor non ha misura.

LXXIX

Vestendo l’abito di Sant’ Agostino la signora Lucia Baseggio, che prende il nome
di Giovanna Francesca Gaetana. In nome del canonico Giacomo Scolari.

Qui del lusso i piaceri, o vergin, toglie
frugalitá contenta al cibo usato,
e guarda eutrapelia le ingenue soglie
dal sale acerbo e dal livor malnato.

Mite discrezion quivi si accoglie
che imparte a faticar l’ozio beato,
né desian altro le concordi voglie
che il tempio, il canto ed il lavoro e il prato.

Qui d’angiolette unanimi vedrai
bianco drappello in caritá gioconda
teco albergar fra le solinghe mura;

e nel fiume vicin contemplerai (ri
che al pari, oimè, di quell’ instabil onda
ogni cosa mortai passa e non dura.

(i) La chiesa delle monache agostiniane di San Sebastiano è posta sul Brenta.