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3. Veturia e Volunnia.

Col ferro in mano e con terribil ciglio
giunto era Marzio a le quirine porte,
e schierava l’ardita ostil coorte
per vendicarsi de l’ingiusto esiglio.

Mentre gelano i padri al gran periglio
e sta dubbiosa la romana sorte,
esce la madre antica e la consorte
traendo al genitor questo e quel figlio.

Parla Veturia, e a l’ ire sue funeste
animosa si oppon; Volunnia intanto
scioglie in due rivi le pupille meste.

Attonito mirolle il duce alquanto,
poi turbato esclamò: — Donne, vinceste,
una col favellar, l’altra col pianto.

4. Cornelia.

In ricca veste d’oro e a passo tardo
verso Cornelia la rivai movea,
e gemme avea nel seno e gemme avea
su le trecce spiranti assirio nardo.

Giunse e trovolla che di non bugiardo
saver la mente ai cari figli empiea,
e de la patria gloria e de l’achea
l’infiammava cosi, che ardean nel guardo.
Giunsevi e in aria dispettosa e acerba:

— Tesor — gridò — che a questo rassomigli,
Affrica non produce, Asia non serba. —

Con basse note e con tranquilli cigli :

— Ecco i tesori che mi fan superba

— rispose l’altra; — ed accennolle i figli.

I. VlTTORELI.I, Pfítsif.

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