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LVIII-LXIV
SONETTI
per le nozze del cavalier Francesco conte di Brazzá colla contessa Giulia de’ Piccoli.
i. Proemiale.
Mentre la dolce paroletta sciogli
che sui timidi labbri Amor ti pose,
e cinta il crine di purpuree rose,
siedi felice tra le ausonie mogli ;
io bramo a te narrar su questi fogli
non lievi scherzi e non sognate cose,
ma le virtú de le romane spose,
che ornaro il Lazio d’incliti germogli.
A le bell’opre degli antichi tempi
io veggo, o Giulia, e il mio pensier ne gode,
che di gloria t’accendi e ti riempi.
Ma sei tanto amorosa e saggia e prode,
che invece di trovar ne’ grandi esempi
uno stimolo al cor, trovi una lode.
2. Lucrezia.
— Ne le mie stanze il temerario Sesto
— dicea Lucrezia — al’ improvviso spunta.
Osa tentarmi: io fuggo e son raggiunta,
e per forza, o gran dèi!...; — ma tacque il resto.
Indi oppressa dal duol: — Che scorno è questo
— esclama l’infelice — e a che son giunta! —
Poi s’immerge nel cor l’atroce punta
e versa in faccia a Roma il sangue onesto.
Colmo d’orror ciascuno, ebbro di sdegno,
i rugginosi ferri alto sguaina,
e caccia gli empi da l’iniquo regno.
O magnanimo spirto! o Collatina!
Sol l’onor tuo, solo il tuo fato indegno
valer potean la libertá latina.