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non rividero la luce se non postume. Per queste rime converrá attenersi a quelle fra le edizioni del poeta che risultino opera riveduta ed approvata dal Yittorelli, o per altri rispetti importanti, con l’aiuto prezioso degli autografi e dei manoscritti, tutte le volte che essi non rappresentino il primo pensiero del poeta, successivamente modificato e migliorato.
Per regola generale ho trascritto dunque i singoli componimenti seguendo il testo offertoci dalP ultima edizione, curata dal poeta o da lui approvata, in cui le poesie stesse comparvero, riservandomi di dare altrove, come ho detto, le varianti delle piú antiche stampe avanti alla definitiva.
Per le poesie infine che videro la luce primamente nel volume delle Opere edite e postume del 1841 (e sono buon numero), ho dovuto naturalmente seguire questa maggior edizione delle rime vittorelliane, tenendo presente ad ogni modo, quando ero in grado di farlo, la fonte (autografo, manoscritto, foglio volante, rara edizione) da cui il Vinanti esemplò l’edizione da lui curata.
Accetto generalmente l’ordine seguito dal Roberti nella sua importantissima raccolta di rime vittorelliane che è, come vedemmo, tra i manoscritti del museo civico di Bassano, per quel che riguarda le tre prime parti, in cui ho suddiviso le poesie del Vittorelli nella presente edizione, con qualche lieve spostamento, dovuto essenzialmente a ragioni cronologiche, che spero di potere svolgere ampiamente altrove. Ho creduto invece di raggruppare in una sola ed ultima sezione, contrariamente a quanto fa il Roberti nella quarta parte della sua opera, tutte le rime di vario metro e argomento, comprendendovi anche le rime e gli epigrammi faceti, in gran parte inediti.
Pure dal ms. robertiano ho trascritto le ampie e preziose didascalie, moltissime delle quali sconosciute, che arrecano nuovo ed importante contributo all’esegesi dei componimenti poetici d’occasione.
Infine, pure seguendo scrupolosamente nella trascrizione la fonte da cui attingo, mi son permesso di correggere qua e lá alcuni lievi errori formali, dovuti molto spesso all’abito ortografico del dialetto veneto.