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LVI
PER MONACA
Sonetto diretto al celebre ex-gesuita abate Negri di Venezia zio della candidata e poeta
di felicissima vena. L’autore nel tempo della estinzione gesuitica era alunno nel collegio de’ nobili, di Brescia.
Tu cinto d’immortal lauro febeo
stavi sul biondo Mella ed io con teco,
quando scoppiò l’incendio loioleo
ben piú funesto de l’incendio gréco.
Io vidi il giorno de’ tuoi mali reo,
giorno piú che la notte orrido e cieco:
io sento ancora il gemito europeo,
a cui gli americani antri fan eco.
Ah ! se dal mondo che le colpe affasela.
vuoi che fugga costei vie piú spedita,
narrale qual provasti onta ed ambascia.
T’oda la verginella inorridita;
e nel momento estremo in cui ti lascia,
doni un sospiro a la virtú tradita.
LV’II
PER MONACA CARMELITANA (0
Vergin, t’affretta. Ahi! la guerriera tromba
da l’austro a l’aquilone udir giá parmi.
Europa mal presaga è tutta in armi,
e chi spada non ha vien co la fromba.
L’alta vendetta su le terre piomba,
né vuol che sangue umano or si risparmi:
chi fia che l’addolcisca e la disarmi,
se noi fa coi sospiri una colomba?
Vattene dunque su le bianche piume
del selvaggio Carmel fra gli oleastri,
anima benedetta, e placa il Nume.
Colpe manda Superbia e il ciel disastri ;
ma cadono i superbi. Uno sfasciume
è la gran torre che assaliva gli astri.
r) La signora M arietta Toderini.