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In occasione di nozze, trovandosi il poeta afflitto da controversie.
È la pace un don del cielo;
io l’aveva ... o Dio! l’ho perso;
adocchiollo il Fato avverso,
e, crudele, mel rapi.
Dove fuggo? Ah! invan mi celo
nel piú cupo antro romito,
se perfino io son tradito
su l’altar de l’amistá.
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Addottorandosi in ambe le leggi il coltissimo giovane signor Rocco Cántele.
Dei doni di virtú, natura ed arte
qual ti manca, o garzon? qual di fortuna?
Prendi, prendi gli allòr che Astrea comparte
e de le tue nutrici orna ciascuna.
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Ad un elegante e modestissimo poeta.
Non temer degli ardori e non dei verni :
fiori del tuo giardin son fiori eterni.
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All’illustre ed eloquente oratore signor don Francesco Adobati
che da Passano ritornava alla patria.
Tu parti ed io rimagno
in braccio del dolor;
ma vien per tuo compagno
di Iacopo ramor.
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Per una magnifica edizione del Petrarca.
Ha qui loco piú degno il gran cantore
o nel sasso d’Arquá? Decida Amore.