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Nel primo sacrifizio dell’illustre oratore reverendo signor don Giovanni Fabris
ora arciprete in Angarano di Bassano.

Ho perduto quella stella (0
che guidommi un giorno al mar.

Su raminga navicella
che sará? che debbo io far?

Ah! da l’ara a cui giugnesti,
prega il ciel co’ tuoi sospir,
che a pietá ver’ me si desti
e non soffra il mio perir.

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Nelle nozze Chilesotti-Cántele.

Alla sposa che trasporta il suo domicilio vicino a quello dell’autore.

Ahi ! l’etá mi dissolve a poco a poco
e non lontana è l’ultima partita:

dunque affrettati, o sposa, e col bel foco
che vieti dagli occhi tuoi sostienimi in vita.

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Per la nascita del primogenito Chilesotti.

In quel cespo di rose odo un vagito
ch’io non intendo, eppur mi scende al core;

e il fatidico intuona antro romito (2):
o d’Angelica il figlio o il dio d’Amore.

(1) 11 dedicante era un chierico ed alludeva alla morte dell’arciprete Vittorelli
poc’anzi avvenuta.

(2) La madre del fanciullo e l’autore deH’epigramma abitano in due diversi appartamenti dell’antico palazzo Friuli, circondato da una spaziosa ortaglia, in fondo
alla quale evvi una casuccia disabitata che manda un eco fortissimo.

I. Vittorklu, Poesie.

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