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II
EPIGRAMMI
I
Per nozze. In nome d’un avvocato allo sposo.
De’ tuoi dritti, o signor, vecchio custode,
per te chiamo sovente Astrea, che m’ode.
Oggi Lucina invoco: essa non nieghi
di porger, come l’altra, orecchio ai prieghi.
Ché se un giusto pregar non la commove,
io citerolla al tribunal di Giove.
2
Al nipote Giuseppe che si addottora in leggi.
Quanto è vario dal mio l’allòr eh’ hai cinto:
te guidò il senno, e me tradi l’istinto.
3
Addottorandosi in leggi il signor Gaetano Maello.
Ingegno e probitá sono i suoi inerti:
incoronalo, Astrea, ma con due serti.
4
Ad una dama che in un pranzo ha detto di essere divenuta ebria dalle ciliegie.
Sappia, o ninfa, il mondo tutto
che al tuo dire io presto fé.
Tu t’inebri, ma d’un frutto;
io m’ inebrio, ma di te.