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XLVI1I

Entrando aH’arcipretado di Bassano il canonico don Paolo Luigi Vittorelli,
fratello dell’autore, sulle replicate insinuazioni di monsignor Zaguri
vescovo memorabile di Vicenza.

Dolce mi fu quando a l’Aròn di Berga
piegar ti vidi la ritrosa testa,
e a’ placidi ozi tuoi volger le terga
per affrontar il nembo e la tempesta.

Dolce or m’è quest’aurora e dolce questa
viva letizia che ne’ petti alberga,
mentre in soave, o Paolo, aria modesta
fra le illibate man prendi la verga.

Ma piú dolce mi fia ne l’ultim’ore
da l’egre piume ove languendo io giaccio,
tutte narrarti le follie del core;

e inteso per le vene andarmi il ghiaccio,
fra le lagrime tue, fra il tuo dolore,
stringerti al collo e poi morirti in braccio.

XLIX

NEL MATRIMONIO DI UN GIOVINE TOSCANO

pittore, scultore e poeta elegantissimo.

Valoroso garzon che le grand’orme
segui del fiorentino alto maestro,
e un’anima racchiudi in cui non dorme
la sacra fiamma del versatil estro;

tu che fido a natura e a le sue norme
vai con lo sguardo curioso e destro
le piú belle cercando umane forme
sin tra le rocce d’Appennin silvestro;

e nel Iavor de la prefissa imago
quel bello unendo che disperso hai còlto,
offri un innesto armonioso e vago;

or se’ felice appien, ché quanto è accolto
di grazia e di beltá da l’Arno al Tago,
cercar noi dèi che a la tua sposa in volto.