Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/320

111

LA GATTELLA DI CASA

FROTTOLA NUZIALE

per cagion si bella

le mute bestie ragionar si udirò.
Chiabrera, tomo ili.

Passeggiando stamattina,
o gentile padroncina,
in sul tetto a pigliar fresco,
giusta il metodo gattesco,
un odore inaspettato
mi solletica il palato.

Frugo, annaso, e con un salto
giú precipito da l’alto
e mi faccio a visitare
l’esalante focolare.

Una morbida fragranza
empie tutta quella stanza,
dove intesi al lavorio
cuochi e guatteri vegg’ io.

Chi prepara di vivande
un esercito stragrande,
e chi pela il deretano
a la quaglia ed al fagiano.

Mentre penso con diletto
sul magnifico banchetto,
a la splendida cucina
lento lento si avvicina
il mio sposo, il piú bel gatto
che natura abbia mai fatto.

Sotto voce miagolando
io lo chiamo e gli domando:

— Sposo mio, che vuol dir questo?
Dimmel, caro, dimmel presto. —

Con un’aria sorridente
ei rispose immantinente:

— Non sai tu che or or si aspetta
quell’ amabile Enrichetta,