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LA GATTELLA DI CASA
FROTTOLA NUZIALE
per cagion si bella
le mute bestie ragionar si udirò.
Chiabrera, tomo ili.
Passeggiando stamattina,
o gentile padroncina,
in sul tetto a pigliar fresco,
giusta il metodo gattesco,
un odore inaspettato
mi solletica il palato.
Frugo, annaso, e con un salto
giú precipito da l’alto
e mi faccio a visitare
l’esalante focolare.
Una morbida fragranza
empie tutta quella stanza,
dove intesi al lavorio
cuochi e guatteri vegg’ io.
Chi prepara di vivande
un esercito stragrande,
e chi pela il deretano
a la quaglia ed al fagiano.
Mentre penso con diletto
sul magnifico banchetto,
a la splendida cucina
lento lento si avvicina
il mio sposo, il piú bel gatto
che natura abbia mai fatto.
Sotto voce miagolando
io lo chiamo e gli domando:
— Sposo mio, che vuol dir questo?
Dimmel, caro, dimmel presto. —
Con un’aria sorridente
ei rispose immantinente:
— Non sai tu che or or si aspetta
quell’ amabile Enrichetta,