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Giacea misera intanto e sconsolata
la cittá oppressa, e a tributario giogo
quasi inchinava il collo e dispietata,
fiera morte appariva in ogni luogo;
piangean le strade desolate, e solo
lo spavento regnava, il pianto e ’l duolo.

6

Quando la forte vedova riprende
le antiche vesti, e ricomposto il crine
verso del campo ostil tacita prende
nuovo viaggio periglioso, e alfine
al Dio de’ padri suoi chiedendo aita
tra le nemiche tende ella entra ardita.

7

Si piega a la sua vista il duce altero
e pietoso ed uman raccoglie e l’ode;
la consola ed approva il suo pensiero
d’abbandonar Bettulia, e seco gode
seder a mensa, e giá per lei nel core
nutre il mostro crudele un folle amore.

8

Scorsa ornai de la notte era gran parte,
e nel sonno fatai taceva oppresso
ogni nemico ne le tende sparte,
e vinto il fier superbo duce istesso
dal vino, in cui s’immerse oltre il costume,
Steso dormia su le funeste piume.

9

Quando Giuditta disse al ciel rivolta:

— O grande Iddio che Isdraele onora,
mira Bettulia di spavento involta,
e questa inferma destra or avvalora;
oggi a me porgi la promessa aita
e l’assiro per me priva di vita. —