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8

Abbandono l’impresa e meco veggio
torcer molti l’ingegno ad altro scopo:
da la preside ninfa aita chieggio;
ella ministra il necessario a l’uopo.

Col prestatomi argento in mar veleggio,
e a l’amica cittá ritorno dopo,
dal britannico lito e dal normando
le pellegrine merci a lei recando.

9

Il triplice guadagno assai compensa
tanti disagi e a faticar m’invoglia.

Cresce l’argento e una dovizia immensa
entra e rientra ne la ricca soglia.

Giá giá la turba romorosa e densa
nel variotinto fondaco gorgoglia:
e il patrio e lo stranier suonano entrambi
alterni benefici e mutui cambi.

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11 puro aer sottile, il dolce clima
pròvvidi tanto e industriosi fenci,
che nel vigor d’una ricchezza opima
fui gradito al commercio, utile ai prenci.
Me fortunato! ove son or di prima
le languide vigilie, i tristi cenci?
ov’è la rete, ov’è l’ignobil canna
e la solinga inospitai capanna?

11

Ma perché lieto ed impaziente esulto
nel colmo grembo de la fertil copia,
se la fortuna con protervo insulto
quel che amica donò talor s’appropria?
Finché arride costei, qualche singulto
frenar io posso a la dolente inopia,
e se cangiai sembianze, in me non péra
la rustica pietá, l’alma sincera.