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Ché se nebbia crudel di aperta fraude
i] tuo pieno meriggio in parte adombra,
secretamele al tuo valor dá laude
chi la tua fama di ree macchie ingombra;
e poi che al ben oprar Giustizia applaude,
ogni pena dal cor tosto disgombra,
ché sorgerai da la fatai tua sorte
quanto depressa piú, tanto piú forte.

5

Dunque mercé di lui serena il ciglio
ch’altre palme or t’aggiunge ed altri onori,
e i propri mesce non estremo figlio
ai tuoi piú scelti e piú famosi allori.

Ei svelse in campo dal rapace artiglio
del dragone infernale i nostri cori,
e il forte usbergo e le vittrici spoglie
pendon del tabernacolo a le soglie.

6

Come piú il move e lo trasporta il zelo,
or qual aura dolcissima penètra,
or qual possente inevitabil telo
i piú rigidi cor trapassa e spetra:
turbo il diresti che strisciando in cielo,
scende informe a spezzar caucasea pietra;
e son gli applausi suoi, dovunque miri,
voglie cangiate e teneri sospiri.

7

Ergi dal cristallino ampio soggiorno,
Adige padre, l’onorata testa,
e a le comuni laudi in si bel giorno
echeggia in suono di delizia e festa.

Oggi del tempo e de l’invidia a scorno
serto immortale al tuo Giulian si appresta,
di cui velato le ancor bionde chiome
fará eterno sonar d’entrambi il nome.