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Vili

STANZE

i

LE RICCHEZZE

Sul problema se una cittá possa sperare il promovimento del pubblico bene
piu dal cittadino vago di onore oppur di ricchezze.

1

Mentre i’ volgea su le notturne piume
fra dolci sogni l’ inclito argomento,
comparvemi di Cirra il biondo nume
lieto e sereno al guardo e al portamento.

— Vien meco — ei disse — per Pequoree spume,
che il tuo desir farò pago e contento:

Zeffiro spira e a la castalia barca
le poetiche vele apre ed inarca. —

2

E in un momento da l’adriaca sponda
salpammo arditi nel Tirreno infido,
quand’ecco tortuoso a fior de l’onda
il corsico apparir guerriero lido.

Qui l’áncora tenace Apollo fonda,

le vele ammaina e poi discioglie un grido:

— Garzone, ascolta, e ne la tua memoria
di quanto ascolterai serba la storia.

3

Il lido è questo, che sonar tant’alto
fe’ de’ suoi cittadin la gloria viva.

Qui per la patria sul munito spalto
l’ imbelle e il forte a guerreggiar si univa;
e qui difese in replicato assalto
la combattuta libertá nativa.

Ve’ ’l magno Paoli co l’invitta destra,
che al gran cimento le falangi addestra.