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20

Saggionne alquanti: e lieto, anzi lietissimo
da la cucina usci, gridando: — Io recoli !
Largo largo al pastume odorosissimo,
che sará lo stupor di tutti i secoli. —
Ognuno corre a mensa, e vogliosissimo
fassi a guardarlo e par che ne trasecoli.

Sui maccheroni le forchette volano,
e si azzuffali tra loro e se li imbolano.

21

Come stuol di galline o di anitroccoli,
quando col cibo in man riede la Tancia,
inteso appena il martellar de’ zoccoli,
apre l’ali, fa festa e a lei si slancia;
chi piglia in becco o granellini o broccoli,
e chi dal becco altrui ruba la mancia:
tutti per gioia stranamente impazzano,
e nel cortile a solatio svolazzano.

22

Gli allegri commensali, senza battere
neppure un dente, i maccheroni ingozzano;
non favellano piú di certe tattere
e tutto il mento di butirro insozzano.
Quand’ecco un uom di giovial carattere,
fra quanti begli umori ivi si accozzano,
ama il silenzio lietamente rompere
e in cotai voci alfin s’ode prorompere:

23

— Zughetti, fricassee, torte, pastiglie,
distruggitrici in questa etá degli uomini,
io vi reputo men de le quisquiglie,
e fia sempre che v’odii e che vi abbonimi.
Fumino per le galliche stoviglie
ne le cucine sol de’ gentiluomini,
i quai con faccia dimagrata e tisica
studiali de’ cibi la moderna fisica.