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I giovanotti di buon passo avacciano,
mentre vien tentennando il nonno e l’avola;
e giunti a l’uscio lo sposino abbracciano
e il complimento suo ciascuno intavola.
Per vedere la sposa oltre si cacciano,
e chi le loda quel bocchin di fravola,
chi quella dolce guardatura amabile
e chi quella bianchezza inenarrabile.
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Ma il bravo Pulcinella con quel frivolo
stuolo di scioperoni non si sciopera:
farina dal buratto, acqua dal rivolo
piglia, e va meditando un capo d’opera.
Fa un bel pastone in men ch’io non descrivolo,
quinci a stenderlo in falde egli si adopera;
poscia in tondi cannei le raggomitola,
e que’ cannelli «maccheroni» intitola.
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Cosi sta scritto ne’ vetusti codici
che i maccheroni un giorno si faceano:
ora li spreme il torchio, e in piú di dodici
fogge diverse ogni convito beano.
Puglia e Liguria vi diran, se approdici
legno stranier da tutto il vasto oceano,
che abbandonando le riviere italiche
con questa merce in sen non lo rivaliche.
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Compiuti adunque, nel laveggio miseli
fin che ben bene gorgogliar si udirono:
col traforato ramaiuol diviseli
finalmente da l’acqua in cui bollirono;
poi di butirro e di formaggio intriseli,
che i lodigiani armenti ci spedirono;
e bramando saper qual lode attenderne
un saggio anticipato ei volle prenderne.
I. VlTTORKLLI, Poesie.
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