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12

I teneri colloqui assai durarono
fra il casto amante e la donzella nubile,
insin che mano a mano essi accoppiarono
e strinsero il legame indissolubile.

Parenti e amici se ne rallegrarono:
e par massimamente che ne giubile
ogni poeta, che per queste zacchere
strimpella il colascion, batte le nacchere.

13

Ve’ quanti, o Febo, rimatori inconditi
per la bella Simona oggi si sfiatano,
che ne’ sacri di Pindo antri reconditi
e ne l’aonia valle or si dilatano.

Cresce la piena, aimè! Febo, nasconditi
dietro al piú folto e piú rimoto platano,
se udir non vuoi ciò che la turba indomita
dal gorgozzule impuro a Paure vomita. —

14

Pulcinella frattanto non dormicchia,
e giunto il di novel, quando le rutile
chiome sparge l’aurora e si sviticchia
dai freddi amplessi del consorte inutile,
va cercando Pandora e Farfanicchia,
garrule tutte due, che il cielo aiutile;
onde invitino a mensa e grandi e piccioli,
a una mensa ben d’altro che di ciccioli.

15

Seppe l’invito tanta gioia accendere
che tutto quanto il vicinato strepita,
e corre Fulvia immantinente a prendere
l’abito giovami, benché decrepita.

Giá in ciel si vede il mezzodi risplendere
e l’orologio annunziator giá crepita.

Quei col robbone e queste con la ventola
escono per mangiare a l’altrui pentola.