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Giá, tua mercé, quantunque sculto in marmi
non mi vedranno i secoli venturi,
saprò da l’urna invidiosa alzarmi
e togliere il mio nome ai flutti oscuri.
Vivrò, donna immortale, in questi carmi
nati fra lo splendor dei sacri augúri;
e fia che vada alteramente lieta
l’ombra del servo tuo, del tuo poeta.