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24

Se il caro laccio che ne tiene avvinti
aggia del tempo insultator vittoria,
lascia eh’ io sparga di pimplei giacinti,
amabile garzon, la tua memoria.

Cosi potessi al naturai dipinti
far de’ tuoi inerti una verace istoria,
che in te descriverei sincero e giusto
la dolcezza di Tito e il cor d’Augusto.

25

Ma giá svanire de la luna al cerchio
Turgido sente il languido giudizio,
che infranto, rovesciato ogni coverchio,
alfin domanda piú tranquillo ospizio.

Giá un’acre invidia ed un furor soverchio
assai ne porgon manifesto indizio,
che de la frenesia Turgido appunto
(o meraviglia!) al non plusultra è giunto.

26

Or che sei piú maturo e piú rotondo
di pregnante cucurbita silvestre,
lascia il garrulo vulgo e il tristo mondo
prima, Turgido mio, ch’e’ t’incapestre:
e se fin qui spettacolo giocondo
fosti di riso al circolo terrestre,
va’ con fortuna egual, vanne tantosto
a riempire di Monto il vacuo posto.