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XXXII
SULLO STESSO ARGOMENTO
Salva è Lauretta. Ah ! se costei periva,
se periva costei per fato atroce,
piu non si udrebbe, oimè, quella giuliva,
armoniosa, initnitabil voce.
Per comando di Febo Euterpe diva,
che sa del morbo l’indole feroce,
abbandonata la castalia riva,
al bel fianco di lei scese veloce.
E diceale pietosa: — O nobil cura
del padre d’Elicona e gloria mia,
l’agitato pensier, deh! rassicura.
Febo che ti formò, Febo m’invia,
e giura, o Laura, di salvarti, e giura
che formar la seconda ei non sapria.
XXXIII
SULLO STESSO ARGOMENTO
Al conte Tiberio Roberti in villa.
Chi fin che non gioisca? Io certo, io veglio
dal paterno mio colle al tuo bel monte (0,
e di letizia e d’amistade in segno
ti stampo un bacio su l’ingenua fronte.
Laura, tuo casto amor, tuo dolce pegno,
tolta è del morbo rapitore a Ponte,
né varcherá su l’affrettato legno
la squallida palude d’Acheronte.
Dammi, o Tiberio, le nevose bende,
dammi l’incenso e la verbena e il croco:
render grazie vogl’ io. Che piú si attende?
Arde su Pare nostre un doppio foco;
sveninsi quanti agnei l’ovil comprende;
tutto per si bei giorni, ah ! tutto è poco.
(1) Luogo situato in Angarano dove ora villeggia la famiglia Roberti e dove
fu eseguito l’ innesto del vaiuolo.