Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
16
Rispose del bravaccio ai vani accenti
senza indugiar lo scaltro Gonfiagote:
— Tu con soverchia boria, amico, ostenti
la ghiottornia del ventre in queste note;
ma lo stesso padul vari alimenti
non men buoni de’ tuoi celebrar puote,
e la terra medesima ne appresta
quel che a bramar nel pelago ci resta.
17
Tu dèi saper che Giove n’ha concessa
l’acqua del pari e il fertile terreno;
perciò di saltellar licenza espressa
abbiam de l’acqua e de la terra in seno.
Le spiagge adunque e la palude stessa
ministrali ciò che ne soddisfa appieno;
e se chiarir ti vuoi, saltami addosso,
e denti saldo a valicare il fosso.
18
Io pel frapposto ondisono cammino
ti guido volentier nel regio tetto. —
Qui spicca un salto l’agil topolino
e al collo del ranocchio attiensi stretto.
Quel notare a bardosso e giá vicino
il porto contemplar era un diletto:
ma ne la grossa entrando a piú d’un tuffo
senti bagnarsi la ventresca e il ciuffo.
19
E quando barcollar vide il ranocchio,
la mano dispettosa al crin rivolse,
e tristo e disperato il flebil occhio
a la terra volgendo, alto si dolse.
Al portator si strinse col ginocchio
e a la foggia d’un remo il codili sciolse
traendolo per Tacque, e intanto giva
pregando i numi d’afferrar la riva.