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IV
LA BATRACOMIOMACHIA D’OMERO
TRADOTTA IN OTTAVA RIMA
1
Fra i sculti bronzi e la dipinta argilla
che al tuo genio regai Sassonia manda,
in cui sovente a* labri tuoi si stilla
la messicana e l’araba bevanda,
e fra gli argentei vasi onde sfavilla
il tuo ricco palagio in ogni banda,
questi ridenti giovanili fogli,
alto signor, benignamente accogli (0.
2
Quanto ridir ti bramo in toschi versi
il gran vate meonio un giorno disse,
poiché narrò di Troia i fati avversi
e i lunghi errori de lo scaltro Ulisse.
Dunque gli orecchi al fremito conversi
tieni, o signor, de le gioconde risse
che un di ti piacquer tanto, e l’opre ascolta
de’ topi e de’ ranocchi un’altra volta.
3
Sconosciuto non vegno a te dinanzi,
signor, che tanta luce intorno spandi,
e con la gloria del tuo nome avanzi
gli eroi piú luminosi e memorandi.
Teco parlar mi fu concesso, ed anzi
assister teco a’ tuoi nettarei prandi ;
e di tua rara eccelsa cortesia
ne ostenta il guiderdon la destra mia( 1 2 ).
(1) Questo poemetto fu dedicato al cardinale Giovanni Molino, vescovo di Brescia.
(2) L’autore era stato regalato da esso cardinale d’un bellissimo cammeo.