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Ciò fatto avvien che d’abito si cange
presso al cristal l’affannosetta diva;
ed ecco sparsa di minute frange
quasi in trionfo l’andrienne arriva:
poi di merli e di nastri una falange
la séguita dappresso in comitiva,
e qual tributa lavorio piú gaio
batava spola o parigin telaio.
25
Ma che vegg’io repente? Ah! largo, largo:
ecco il pendulo alfin cerchio solenne,
che folcer dee lo sventolante margo
de la gallico-italica andrienne.
Qual fia lo specchio si mirando e largo
che il gran volume interamente accenne?
Fortunate Nereidi, a cui la vasta
acqua del mar per ispecchiarvi basta!
26
Infrascatasi appien, Iole contenta
quanto sa, quanto puote or si vagheggia,
e nel cristallo suo medita intenta
come il ventaglio pertrattar si deggia,
come la vita or celere ed or lenta
certo languor dolcissimo richieggia,
e come stringa il suo bocchin Dameta
nel dir «tnonsieur» con lo sfuggevol zeta.
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Oh! veramente semplice e inurbana
l’etá da cui fuggir le Grazie in bando,
che specchiava al ruscello e a la fontana
i luccicanti occhietti e il viso blando;
poiché soffio legger d’aura lontana
la superficie liquida increspando,
fea comparire ne l’instabil fonte
torta la bocca e irregolar la fronte.