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XXX
ALLA NOBILE SIGNORA FRANCESCA NEGRI
per la nascita del suo primogenito.
Si allude all’ ornatissima sua sorella, ora contessa Roberti,
eccellente ed ammirabile nel canto.
Quella che ride e scherza e si trastulla
spesso nel grembo a la gentil Lauretta,
non so s’ io dica amabile fanciulla
o pur scesa dal ciel vaga angioletta;
lasciala in cura a lei, che d’ogni eletta
voce melodiosa il pregio annulla.
Tu sei madre d’un figlio, e a te si aspetta
vegliare intorno a la felice culla.
Io dal fianco trarrò l’ ignobil rócca
a Galatea, che per l’ erbose fratte
pasce le agnelle e il quinto lustro or tocca;
e nutrirolla di fresch’erbe intatte,
ond’essa sprema al fanciullino in bocca
piú terso, piú sottil, piú dolce il latte.
XXXI
PER L’INNESTO DEL VAIUOLO
fatto alla contessa Laura Negri Roberti insigne cantatrice.
Nel braccio di Lauretta infuso appena
il preparato fomite mordace,
rapidissimo corse in ogni vena
e al bel sangue turbò l’usata pace.
Essa da l’ignea febbre e da la pena
del tenero consorte afflitta giace,
e giá sul labbro a la gentil sirena
la canora armonia sospesa tace.
Gran numi! che sará?... Ma quale io sento
nel cembalo che dorme onda soave
scorrer di placidissimo concento?
Questa è di Febo la maestra chiave.
Ah! se favella un dio con un portento,
taccia Galeno alfin : di che si pavé?