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Senza del naso, o meraviglia! ignoto
Tassino nardo e il cinnamomo or fòra
né al truce flagellar d’Euro e di Noto
colá non scioglieria batava prora;
né visto arebbe l’anglico piloto
il talamo vermiglio de l’aurora,
allor che spunta su l’eoa marina
in crocea vesta e in bianca gonnellina.
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Senza del naso orrenda e contraffatta
la sembianza parria degli uomin tutti,
strania, deforme, irregolare e piatta,
sul gusto de’ Bertoldi e de’ Margutti.
Ma queste laudi a la comune schiatta
appartengon de’ nasi e begli e brutti,
ond’io passo col canto a dir in fine
del naso mio le doti pellegrine.
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Qualora siedo in amichevol crocchio
o in letterato circolo rotondo,
benché i’ siami, credetelo, un capocchio
forse il maggior che si ritrovi al mondo,
ognun m’ascolta senza batter occhio,
ognun mi stima di saver profondo,
e il mio bel naso d’erudita spezie
suole perfino autenticar le inezie.
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Talora consanguineo, anzi nepote
di celebri romani io mi decanto,
e fin da le primiere etá rimote
ne’ magnanimi lombi il sangue vanto;
né scopre l’uditor che le carote
mercé del naso consolare io pianto:
e parecchi antiquari al di lui conio
de la gente mi fan di Marcantonio.