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4

Ma in cangiarsi l’etá cangiaro a un tratto
i semplici costumi e l’altre mode.

Chi si diceva imbelle e mentecatto
oggi chiamasi invece e savio e prode;
anzi chiunque maggiormente è tratto
ad imitar le donne ottien piú lode:
quinci ammattisce ognun di stento e rabbia
sin che ogni vezzo femminil non abbia.

5

Come il scimiotto invidioso e tristo,
se avvien che strana insolita guarnaccia
da l’usata finestra egli abbia visto
che agli occhi suoi per avventura piaccia,
s’aggira e si dibatte, infin che acquisto
d’una simile roba egli non faccia:
l’irrequieto sguardo attorno volge
ed ogni supellettile sconvolge.

6

Pur sovra tutto agli occhi mascolini
degno d’imitazione e di riflesso
parve quel mucchio d’elevati crini,
che la femmina avea sul fronte istesso;
e gli uomini restavan si piccini,
quando a le donne si facean dappresso,
che invasero il marito ardenti voglie
di pareggiar la torreggiante moglie.

7

E fra quindici giorni usciron tutti,
facendo per la via baldoria e festa,
e nobili e mercanti e begli e brutti
col meditato promontorio in testa.

Fino i piú vecchi e stolidi Margutti,
ch’odian le mode, s’appigliaro a questa,
e piacque tanto che in brevissim’ora
le cittá ne fur piene e dentro e fuora.