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PREFAZIONE E DEDICA AL «TUPÉ»

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L’AUTORE A CHI VORRÀ LEGGERE

Nell’ozio operoso di una tranquilla indolenza furono per sollazzo arramacciati questi tre poetici componimenti sopra il tupé.
Essi non hanno infra di loro connession veruna, e ognuno può
stare da sé, come da sé in diverse accademiche radunanze fu
recitato ciascuno. Quinci l’ autor non pretende che si appellino
canti, e molto meno la gloria non si arroga di aver composto
un poemetto. Cessi adunque ogni pretensione di macchine e di
legamento. Divulgatisi tosto per altrui mano in varie cittá, non
dispiacque il moderno argomento; e fu consigliato il giovine
scrittore a stamparli, sottraendoli da quella morte che le tignuole preparata gli aveano sullo scaffale. Perciò ricorse a parecchi uomini che Italia tutta venera per singolare dottrina,
affinché gli risparmiassero quel rossore che dal pubblicarli venir
gli poteva, decidendo con ingenua schiettezza del loro totale
destino. Il grazioso parere e le favorevoli risposte ottenute sónogli al presente di qualche fregio, e servir gli potrebbero all’uopo
di validissimo scudo. Lascia egli dunque uscire alla pubblica
luce queste sue giovanili fatiche, sperando almeno di non far
cosa ingrata agli amici e a quelle gentili persone, che in viva
voce ascoltandole vollero confortarle col plauso.