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XX
Monacandosi la figlia del senatore Marco Zorzi oratore eloquentissimo,
eletto provveditore a Cattaro.
Marco, che di tua luce Adria rischiari,
quanto somigli a PArpinate, oh quanto
Pari hai l’onor del senatorio manto
e pari il nome e {’eloquenza pari.
Ei vigile pretor ne’ giorni amari
Sicilia resse ed asciugolie il pianto;
tu di saggio pretor P illustre vanto
fra poco avrai su gli epiroti mari.
De la modesta Tullia il gran romano
fu genitor; tu di Adelaide il sei,
che involasi nel chiostro al guardo umano.
Ma le venture che impetrar costei
ti può dal ciel, Tullia chiedeale invano
a gli aruspici ingordi e ai falsi dèi.
xxi
PER MONACA (ri
Sonetto composto in nome del genitore, a cui poco innanzi era morta una figlia
maritata col signor Francesco Amatori, ii cui vivente figlio, signor Giovanni Antonio,
era cosi amato dal poeta e si vicino a lui, che chiamavaio «il suo fido Acate».
Di due vaghe donzelle oneste, accorte
lieti e miseri padri il ciel ne feo;
il- ciel che, degne di piú nobil sorte
l’una e l’altra veggendo, ambe chiedeo.
La mia fu tolta da veloce morte
a le fumanti tede d’ Imeneo;
la tua, Francesco, in suggellate porte
eterna prigioniera or si rendeo.
Ma tu almeno potrai da la gelosa
irremeabil soglia ove s’asconde,
la sua tenera udir voce pietosa;
io verso un fiume d’amarissirn’onde,
corro a quel marmo in cui la figlia or posa:
batto e ribatto, ma nessun risponde.
(1) Ottavia Novelletto.