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XLIV

Al chiarissimo ed ornatissimo signor Lodovico Antonio Loschi.

Loschi, perdonami
se in Elicona
non fo corona
d’eletti fior;

né presso al talamo
sveglio l’armonica
sacra testudine
col plettro d’òr.

Sul volto siedemi
il lustro quinto
asperso e tinto
d’atro pallor.

Or calda or gelida
febbre implacabile
tutte ricercami
le vie del cor.

Tu che de l’ inclite
vetuste istorie
narri le glorie,
aureo scrittor b),
sotto al cui calamo
si vede scorrere
spontaneo l’attico
vario lepor;

tu narra ai candidi
due sposi egregi
gli antichi pregi
del vero amor,

onde si accendano
le due bell’anime
vie piú di tenero
soave ardor.

(i) Alludesi alla sua bellissima traduzione del Millot da lui notabilmente acc
sciuta e di sceltissime annotazioni fornita.