Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/160

Se piu vivo in su le mamme
un elastico aer prema,
forza è ben che il latte gema
vie piú facile e sottil.

Né temer che soffra danno
il vezzoso pargoletto,
se lo bacia un zeffiretto
che spirando intorno va.

Bacian l’aure mattutine
una rosa, una giunchiglia,
né si turba o si scompiglia
la lor gracile beltá.

Deh! rivolgiti ai pastori,
e vedrai su quelle irsute
brune carni alma salute
dispiegarsi e tondeggiar.

Sai perché? Perché il felice
che a la greggia o al campo nasce,
incomincia da le fasce
Paure schiette a respirar.

Che se il verno procelloso
soffia crudo in ogni lato,
né consente un delicato
bambinello a l’aria espor,

stanza almeno lo racchiuda
ventilata in largo giro:
nuoce al sonno ed al respiro
la nebbiuzza dei vapor.

Quella man che dee fasciarlo
sia perita e sia guardinga;
lo avviluppi e non lo stringa,
ché sarebbe crudeltá.

Mesto allora il polmoncello
si dilata e s’apre a stento,
e il purissimo alimento
chilo impuro allor si fa.