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ANACREONTICHE - CANZONETTE - ODI
E il mar che d’acque gravido
sormonta i gioghi atlantici;
e il buon Noè che impavido
spreme dal seno i cantici.
Me volle pur di lucida
onda castalia aspergere,
né temerò la sucida
che mi volea sommergere.
Talora sparse a l’etera
un suon piú basso e facile,
cangiando l’aurea cetera
ne la sampogna gracile.
Per lui tra sassi frangere
s’udiro i fonti cenili :
per lui s’udiron piangere
gli usignoletti queruli.
A’ carmi suoi restarono
i pastorelli attoniti :
a’ carmi suoi stillarono
mèle perfin gli aconiti.
Talora amò di pungere
Lidia che al terso specolo
siede le carni ad ungere
vizze per troppo secolo.
Punse gli Adon ch’esultano
fra i lini e i merli batavi,
e a la modesta insultano
frugalitá degli atavi.
Punse l’innumerevole
schiera che in Pindo gracida,
e d’armonia stucchevole
la sacra rupe infracida.
Ahi come tutto è labile!
Freddo silenzio e ruggine
del vate deplorabile
or copre la testuggine.
Dunque negate al misero
saran le forze pristine?
dunque gl’ iddíi permisero
che il suo morir contristine?
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I. Vittorellt, Poesie .
IO