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XXX

PER LA PROFESSIONE DELLA MEDESIMA

che prende il nome di donna Maria Caterina, in nome di Francesca Negri-M iazzi.

Oh! in amistá dolcissima
congiunta a l’alma mia,
deh per pietade ascoltami,
se m’ami ancor qual pria.

Ove ne voli a perdere
l’etá gioconda e fresca?
l’etá che il guardo cupido
dei giovinetti adesca?

Ferma un istante, o semplice,
ferma un istante, e poi
ne l’antro irrevocabile
nasconditi, se vuoi.

Odi sul monte ombrifero
con lagrimose ciglia
inconsolabil gemere
del duce ebreo la figlia (*).

Oimè, ne l’ombre tacite
de la foresta verde,
come s’affanna a piangere
la libertá che perde !

Qual giuramento barbaro
la invola agl’ imenei?

No, che le faci pronube
non arderan per lei.

Ogni speranza inutile
Austro nel mar sommerga,
e le apprestate coltrici
fiero aquilon disperga.

E tu d’amare lagrime
neppur contristi il viso,
anzi tranquilla e placida
sciogli dal labbro un riso?

(i) La figlia di Iefte destinata al ministero sacro.