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PER LA PROFESSIONE DELLA MEDESIMA
che prende il nome di donna Maria Caterina, in nome di Francesca Negri-M iazzi.
Oh! in amistá dolcissima
congiunta a l’alma mia,
deh per pietade ascoltami,
se m’ami ancor qual pria.
Ove ne voli a perdere
l’etá gioconda e fresca?
l’etá che il guardo cupido
dei giovinetti adesca?
Ferma un istante, o semplice,
ferma un istante, e poi
ne l’antro irrevocabile
nasconditi, se vuoi.
Odi sul monte ombrifero
con lagrimose ciglia
inconsolabil gemere
del duce ebreo la figlia (*).
Oimè, ne l’ombre tacite
de la foresta verde,
come s’affanna a piangere
la libertá che perde !
Qual giuramento barbaro
la invola agl’ imenei?
No, che le faci pronube
non arderan per lei.
Ogni speranza inutile
Austro nel mar sommerga,
e le apprestate coltrici
fiero aquilon disperga.
E tu d’amare lagrime
neppur contristi il viso,
anzi tranquilla e placida
sciogli dal labbro un riso?
(i) La figlia di Iefte destinata al ministero sacro.