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AL CONTE GIUSEPPE DI MAILATH
commissario plenipotenziario ed organizzatore degli Stati veneti, l’anno 1802, nel passare da Venezia ad una cittá di buon’aria onde guarire dall’incomodo della volatica.
Questa amena cittade e queste erbose
pendici e Tacque del sonante fiume
oggi di tua presenza al dolce lume
sembran farsi piú belle e piú festose.
Ben san che il cielo amico in te ripose
grave senno, o Giuseppe, aureo costume,
e che quinci t’invia l’austriaco nume
onde ritesser le scomposte cose.
Oh, possa la montana aura vivace
far che sparisca da l’accesa cute
quella che t’irrigò linfa mordace!
Sian le pristine forze a te rendute,
né mai piú giunga a disturbar tua pace
che il sol pensiero de l’altrui salute.
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Per l’aggregazione alla nobiltá di Venezia di Pietro Pisani.
Dal gran sangue di Giove, ad una smorta
fiaccola inauspicata d’ Imeneo,
nasce furtivamente un semideo,
e Giuno il guata con pupilla torta (0.
Un subito aquilon via lo trasporta
e lo consegna a l’ombre, indi al Tarpeo:
ei si lagna col fato ingiusto e reo,
ma chiusa è giá l’adamantina porta.
Su le venete rive un’eloquente
voce alfin sorge, e di natura il dritto
gode serbar illeso a T innocente.
Rivolta ognun sul garzoncello afflitto,
esclama: — Or ti conosco; — e immantinente
ne l’aureo libro il nome suo fu scritto.
(i) So no assai celebri le vicende di questo illustre personaggio.