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XXVI

LE FORCELLE

Questo argomento toccò in sorte all’autore l’anno 1785 in una raccolta nuziale
che aveva per titolo La toletta. Il fatto poi che si descrive ne’ seguenti versi accadde in Venezia l’anno 1781 nella persona della signora residente d’ Inghilterra.
È superfluo il dire che allora erano in uso le forcelle ed i ricci.

Segui, o leggiadra sposa,
le leggi del capriccio,
e un vagabondo riccio
sia dolce pena a te;

ma la ricurva spilla
al tuo bel crin si neghi.

Metilde ti dispieghi
T ncognito perché.

Avea Metilde in fronte
due luci mansuete,
che la piú fina rete
sapeano ai cori ordir;

avea d’ illustri amici
stuolo cortese e denso,
che il vespertino incenso
venivale ad offrir.

Giá su l’estivo cielo
regna nembosa notte,
e da l’eolie grotte
scatenasi Aquilon;

giá si conturba il mare
in disusata foggia,
e grandinosa pioggia
cade fra il lampo e il tuon.

Metilde in aurea stanza
l’ora traea felici,
ove gli usati amici
raccolto aveano il piè: