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Dal punto ch’io la vidi,
e ne restai conquiso,
ella spirommi in viso
un’aura di favor.
Quante del suo bel core
grazie mi stanno intorno!
Fu questo istesso giorno (0
di grazie apportator.
Sul desco ov’io le argute
corde preparo al suono,
risplende il sacro dono
e par che dica a me:
— Di sua memoria ancora
Elisa ti fa degno;
guardami: io sono un pegno
de la sua bella fé. —
Un lustro intero, o amico,
io vissi a lei congiunto,
e un lustro intero appunto
mi parve un giorno sol.
Un lustro è giá ch’io vivo
in sen de Tonde amare ( 1 2 ),
e un lustro, o Dio! mi pare
un secolo di duol.
AI lume di quegli occhi
patetici e modesti,
che affetto sentiresti,
che tremito nel cor!
Essa i leggiadri ingegni
uffiziosa accoglie,
e le ospitali soglie
sparge di larghi fior.
(1) L’autore aveva ricevuto in dono da lei un bellissimo calamaio di porcellana.
(2) L’autore abitava allora in Venezia.