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XXII

A DORI, PER LE NOZZE DI SUO FIGLIO

Se dal tuo dolce sguardo
mosser le dolci note
ai fili non ignote
del cembalo vocal (0,

come negarti, o Dori,
gli ultimi versi? ah, come?

Sempre fu vile il nome
d’ingrato e di sleal.

Col fianco seminudo
e co le ariste in pugno
vien l’aspettato giugno
gran nozze a celebrar;

e avvolto ne la pompa
de le materne bende,
ecco Imeneo discende,

Imene, Imene appar.

A quella casta luce
il vorticoso Brenta
si spiana, si rallenta
e fassi cristalli n .

Suona di plausi il lido,
e gli usignuoli arguti ( 1 2 )
mandano i lor saluti
a l’ospite divin.

O Dori! o madre! alfine
la vinse il tuo consiglio:
giá s’ incammina il figlio
a l’ara nuzial.

E in nobil portamento
chi mai gli sta dallato?

Xice che amico il fato
ebbe nel suo natal;

(1) Le prime anacreontiche composte dall’autore furono quelle dirette a Dori,
le quali si credettero opportune agli usi della musica.

(2) Vorrebbesi qui alludere agl’ illustri poeti Barbieri e Bombardini, che celebrarono queste nozze.