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XX

A DORI RISANATA DOPO LE ACQUE

Su Para d’Esculapio
recate, o pastorelle,
due vaghe tortorelle
eguali nel candor.

lo voglio offrirle al nume
sui mattutini albori,
or che risorge Dori
bella siccome un fior.

Pieno di luce nuova
l’occhietto cilestrino,
giá medita il destino
del piú ritroso cor.

Giá torna in quella faccia
serena e lusinghiera
l’ilaritá primiera
e la magia d’Amor.

Io stesso, cinto il crine
di pallidi amaranti,
dirò prosteso avanti
al dio benefattori

— Grazie, o figliuol d’Apollo
ch’odii le afflitte piume,
grazie, pietoso nume
de’ mali sgombrator.

Se Dori tu salvasti,
deh ! fa’ che in quel bel seno
giammai non venga meno
l’infuso tuo vigor.

Lieta e felice ognora
viva la ninfa mia,
e lungamente sia
l’idolo dei pastor.