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VI
PeT nozze — Alla sposa.
Le rose che mi diede
Anacreonte in dono,
o languide giá sono
o prossime a languir.
Dal tempo che le strugge
io non salvai che questa,
e a la tua bionda testa
oggi la voglio offrir.
Via, prendila, e ne adorna
le chiome in qualche parte,
o adattala con arte
sul gaio cappellin.
E ti sovvenga ognora
che un fior di greco lido
vince in bellezza e in grido
la perla ed il rubin.
vii
A Lorenzo Doni ch’eccitò l’autore a scrivere per grandi nozze.
Lorenzo, il tempo avaro
mi sterminò le aiuole:
che vai se ancora il sole
splende sul mio giardin?
È inutile a que’ cespi
giá da l’etá riarsi,
è inutile il bagnarsi
col pianto del mattili.
Ah ! se per gli almi sposi
ti nego eletti fiori,
se gli anni usurpatori
comandano al voler;
trovami, o Doni, l’arte
di rivocare i lustri,
e mammole e ligustri
chiedimi a tuo piacer.