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PER MONACA
nell’isola di Murano, essendo l’autore infermiccio.
Dov’è la bella sanitá ridente?
dov’è l’estro vivace? e chi mi toglie
oggi di celebrar su queste soglie
il tuo divo imeneo, vergin prudente?
Due lune son che or gelida or cocente
febbre i giorni m’attosca e il fral discioglie;
e cerco invali co le salubri foglie
di ravvivar lo stomaco languente.
Ah quando, per pietá, quando ti lice
con lo Sposo immortai sedere insieme
nel verde orror de l’isola felice,
chiedigli a mio ristoro un’erba, un seme;
e se nulla ei risponde e nulla dice,
raccogli quella che col fianco ei preme.
v
FACENDOSI MONACA SALESIANA
la signora Giulia Compostella.
Tu che d’amor nel tenero idioma
dettasti amore a le latine genti,
quando i bruni di Giulia occhi lucenti
t’arser di foco non palese a Roma;
mira costei, che Giulia pur si noma,
come sfogando le sue pene ardenti
parla d’amore ai sordi sassi e ai venti,
ai venti, oimè, che le rapir la chioma.
L’arte d’amor che nei volumi è accolta
del suo dolce Salesio, ai patri lari
con un riso sul labbro oggi l’ha tolta.
Dimmi, qual alma innamorasti al pari,
tu che or vai sospirando, ombra insepolta,
de la Scizia crudel sui lidi avari?