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XXXVIII
Giá la funesta in cielo
settima aurora or viene
dacché la bella Irene
partendo mi lasciò.
Ancor ne l’alma oppressa
tutta la doglia io sento
di quel fatai momento
in cui m’abbandonò.
Oh quanto volentieri
adesso rivedrei
quegli occhi tanto bei
che mi ferirò il cor!
Amabili pupille,
serbatevi costanti :
nessun de’ vostri amanti
m’agguaglia ne l’amor.
xxxix
Vientene, o bionda Nice,
ne la capanna mia,
ma vieni in compagnia
del timido Filen.
Ho latte, ho dolci poma
raccolte in sul mattino,
ho un bianco cestellino
di fragolette pien.
Il latte del mio gregge
qualunque latte oscura:
è puro, coni’ è pura
l’alma che Irene ha in sen.
E i frutti che preparo
a Nice e al suo pastore,
imita n nel colore
le guancie del mio ben.