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XXXVI
Clori mi disse un giorno:
— Non è si bella Irene,
e troppe lodi ottiene
dal suo fedel pastor.
— Che dici tu? — risposi
a la maligna Clori —
io non conosco amori,
né sono adulator. —
Ma dissi il falso, o Irene,
lo giuro a tutti i numi,
lo giuro per quei lumi
che valgono un tesor.
Io t’amo, e se non piaci
a Clori o ad Amarille,
piaci a le mie pupille
e piaci a questo cor.
XXXVII
O Dio, vezzosa Irene,
o Dio, che giorno è questo !
si torbido e funesto
mai piú non vidi il sol.
Perfin la cetra istessa,
la cetra, io non so come,
oggi al tuo dolce nome
rispondere non vuol.
Ricusan le mie labbra
il solito alimento,
e mandano ogni accento
troncato dal dolor.
L’ invidia mi persegue,
l’affanno mi confonde,
la cetra non risponde
e m’abbandona Ainor.