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è bastantemente conosciuto, io prima di leggere questo suo nuovo lavoro, ne aveva, mancomale, già formato un giudizio preventivo molto favorevole, cioè giusto. E sapete anche il perche? Perchè io feci il seguente ragionamento. Il mio illustre Sani loda come eccellenti questi versi del gagliardo Calabrese: dunque non voglio altra testimonianza per giudicarli roba squisita. Il mio illustre Sani è amico del Vitrioli? Dunque il Vitrioli non può mancare di essere il fiore de’ galantuomini. Faccia Aristotele entimemi più giusti de’ miei. Lo sfido.
In questi epigrammi domina.... Ma perchè mi crediate, voglio citarne un solo, quello cioè in morte di un fanciullo molto devoto della Vergine: epigramma che innamorerebbe un Turco:
«Non mors languidulos Hyacintho pressit ocellos:
Dormit, et in somnis Virginis ora videt.
Que jam nascenti adrisit, nunc brachia tendit.
Labraque nunc labris admovet illa suis.
Non mors labentes Hyacintho clausit ocellos:
Dormit, et in somnis Virginis ora videt.»
Qui, come vedete, v'è un tal lepore delicato di Classica Latinità, che è un incanto. E specialmente, se mi appongo, di quella di Ovidio, il quale per me è la più ricca e splendida fantasia del mondo. Ma sento un — Oh lungo e roco — di disapprovazione. Oh Farfarelli e Rubicanti pazzi! Beati voi se sapeste saporare le Metamorfosi! E Ceice, e Aracne, e Bauci, e Filemone, e Niobe, e Piramo, e Tisbe, e mille altre sovrumane creazioni! Or sanno anche cotesti Draghignazzi, che Ovidio è nello stesso tempo il più grande degli Oratori? — Nol credono? Ebbene, presentino a qualunque Tribunale l’orazione di Ajace; e le armi di Achille gli saranno subito aggiudicate. Presentino quindi quella di Ulisse, ed Ulisse ne è l'erede infallibilmente. Prodigio unico di Eloquenza!